mercoledì 5 ottobre 2011

ALLEGGERIRE.........

Bene!.....Bene??? Non lo so! Vorrei cancellare il post Shakespiriano qui sotto,troppo pesante per la dimensione leggera che voglio dare a questo blog.Va bè comunque lo lascio,ormai l'ho inserito.Vorrei sdrammatizzare e alleggerire veramente.Divagare dal post inserito il due ottobre,sento la pesantezza del dramma che comunque mi sforzo di tenere a bada.Qualsiasi cosa mi viene in mente di scrivere , è qualcosa che rigira il coltello nella piaga o assolutamente banale o paradossale. Non avrei dovuto inserire quel post.Ma in quel momento andava bene.E il commento al commento di Paola??...Parole di consolazione? Scusami Paola per aver commentato il tuo commento.Forse sarebbe meglio tacere finché non se ne potrà parlare senza quel senso di oppressione allo stomaco,o parlarne a lungo ma, il fine dovrebbe essere comunque quello di produrre un bene...Ma cosa è bene non lo so.Quando sto così,rischio solo di far danni.Diversi giorni fa è passata in negozio una cliente che conosco da anni, Raffaella ha un occhio di vetro..Come al solito avevo la testa divagata sull'imprevedibilità ,sulla vita e sui fatti che ci condizionano l'esistenza.Mi ha chiesto se avevo intenzione di partecipare ad un evento che si sarebbe tenuto sabato prossimo a teatro.Ho risposto senza pensarci su:-Raffaè, per sabato prossimo beato chi ha un occhio!-Grazie! M'ha risposto lei risentita, mentre mi guardava fisso con quell'unico occhio buono........Avrei voluto scomparire !!!! Insomma,ho bisogno di stare per conto mio!Per cui informo chi mi legge che finché non mi riesce di livellare e quietare così da renderlo gestibile e navigabile il mare tempestoso dei miei pensieri neri,non scrivo,...non scrivo ! Oggi poi sono particolarmente di pessimo umore,sommersa da due metri cubi di roba da stirare indecisa da tre ore se è il caso di accendere il ferro o il forno per fare una crostata.

martedì 4 ottobre 2011

L’uomo che non ha alcuna musica dentro di sè, che non si sente commuovere dall’armonia di dolci suoni, è nato per il tradimento, per gli inganni, per le rapine. I motivi del suo animo sono foschi come la notte, i suoi appetiti neri come l’erebo. Non vi fidate di un siffatto uomo. Ascoltate la musica. Non c'è nulla di più comune del desiderio di essere importanti. Ma la tua eterna estate non potrà mai svanire. Né perdere il possesso delle tue bellezze. Né la Morte vantarsi di averti nell’ombra sua. Poiché tu vivrai nel tempo in versi eterni. Sin che respireranno gli uomini e occhi vedranno, altrettanto vivranno queste rime, e a te daranno vita. I sogni sono figli di mente vagabonda, pieni soltanto di vana fantasia, che ha meno sostanza dell’aria ed è più incostante del vento che ora corteggia le gelide gole del nord e poi, furibondo, fugge lontano in cerca di calore. Succeda quel che succeda, i giorni brutti passano, esattamente come tutti gli altri. Parla piano, se parli d’amore. William Shakespeare

La Gemma nel vestito(fiabe buddiste)

C'era una volta l’India, un paese lontano lontano, dove le strade erano piene di polvere e chi era ricco era ricco sul serio e chi era povero era povero veramente: possedeva solo le vesti che indossava e girava il paese cercando fortuna ed elemosinando del cibo. Un giorno un uomo, pieno di polvere e di fatica e tanto povero da non ricordare più il sapore del vino e del cibo, giunse alla casa di un vecchio amico. L’amico lo fece accomodare, gli fece stendere le gambe e riposare le membra, gli fece adagiare le braccia su morbidi cuscini; gli offrì piatti raffinati, insaporiti e arricchiti dai mille profumi e sapori di tante spezie, specialità di quel paese lontano. E gli versò del vino che scese nella sua gola come un nettare divino, come ambra, come un magico liquido celeste. L’uomo povero si ubriacò e subito si addormentò. L’amico lo guardava dormire, provando pena per lui; decise di aiutarlo. Ma in quel mentre giunse, accaldato per la corsa e per l’affanno, un messaggero del maharajà, che gli riferì che lo si richiedeva per importanti affari in una città lontana. L’amico, però, prima di andare via si avvicinò all’uomo ubriaco e addormentato e cucì nella sua veste un gioiello di rara bellezza e forma e di grande valore, certo che al suo risveglio l’uomo lo avrebbe trovato e che avrebbe così iniziato una vita diversa, fatta di vesti nuove e cibo e bevande tutti i giorni e la certezza di poter dormire in un giaciglio comodo e caldo. E di poter abbracciare, la notte, l’amore; di poter infine eccellere in un campo, come è dato a ogni uomo e a ogni donna che viva nel benessere. L’uomo però al suo risveglio non si accorse di nulla: si mise in viaggio per altre regioni del suo grande paese senza sospettare di essere ricco, con le sue vesti logore, e come unica proprietà un recipiente di latta. Giunse in una città e incontrò un bambino magro magro, con gli occhi grandi e il corpo scheletrico: avrebbe voluto aiutarlo, avrebbe voluto regalargli del latte, scaldarlo con dei panni caldi, ma non poteva fare niente: si sentiva le mani vuote e il cuore gonfio di pena. Lo guardò andare via, sulle sue gambine malferme, mentre lo salutava con i suoi occhi grandi e gentili. Giunse in un’altra città dove rimase a lungo: in quel paese nessuno dava l’elemosina, non c’erano monasteri o luoghi di ricovero per i poveri e l’uomo era talmente debole che non riusciva ad andare via, ad affrontare la strada per trovare un posto migliore. Si nutriva di bacche ed erba, ma più spesso assaggiava la polvere della strada. Proprio qui lo incontrò il suo antico amico che gli disse: «Che cosa assurda, vecchio mio! Come mai ti sei ridotto così per procurarti da mangiare e vestire?». Gli porse il braccio e lo aiutò ad alzarsi; lo accompagnò al suo serraglio dove lo attendevano servitori, e cibo fresco e vesti pulite. Allora, dopo che l’uomo si fu rifocillato, ebbe mangiato a volontà e bevuto, dopo che si fu lavato e cambiato, l’amico prese la vecchia veste dell’uomo e gli mostrò, ancora là dove lui stesso l’aveva cucito, il gioiello di inestimabile valore, di grande purezza e bellezza. «È sempre stato qui e tu non lo sapevi, amico mio», gli disse. «Eri ricco e lo sei anche adesso». L’uomo povero non credeva ai propri occhi: il gioiello riluceva tra le sue mani e in un attimo vide tutto ciò che avrebbe potuto essere: del cibo caldo per il bambino dagli occhi grandi e gentili; vesti per tutti i poveri della città; banchetti sontuosi nei quartieri più poveri; e poi canti, danze, letture, poesie, tutto ciò che rende la vita più bella quando il cibo e le vesti non mancano. E lui aveva avuto con sé da tanto tempo questa fonte inesauribile di benefici senza accorgersene. «Che stupido sono stato! – esclamò abbracciando l’amico – Ero così abituato alla mia misera condizione che non cercavo in alcun modo di trasformarla. Adesso capisco che la ricchezza e la felicità non stanno in un qualche posto lontano e irraggiungibile ma fanno parte della vita. Basta solo scoprirle». Questa parabola è raccontata nel Sutra del Loto.

domenica 2 ottobre 2011

2 Ottobre

..........per sempre giovane nel mio cuore resterai.. un bacio al cielo... così che il vento lo porti fino a te....